L’obiettivo dello studio è quello di ricreare il volto in 3D di San Ceccardo, patrono di Carrara. Ma non solo: anche capire le condizioni di vita dell’epoca in cui il santo è vissuto. E’ partita l’indagine dell’equipe della divisione di Paleopatologia dell’università di Pisa, intenta a studiare i resti del santo. Dopo la ricognizione delle reliquie conservate nel duomo di Sant’Andrea di Carrara, i paleopatologi hanno effettuato per la prima volta uno studio scientifico delle spoglie del Santo, con lo scopo anche di ricostruire il suo profilo biologico e di ottenere informazioni sulle condizioni di vita e di salute e sull’epoca in cui è vissuto.

La ricognizione è stata diretta dalla professoressa Valentina Giuffra del dipartimento di ricerca traslazionale, assieme all’antropologa Simona Minozzi, agli archeologi Agata Lunardini e Giovanni Gatti e al fotografo documentarista Marcello Gambini. Come prima cosa sono stati effettuati alcuni esami radiografici nella diagnostica di radiologia del centro polispecialistico di Carrara: è stata di fatto eseguito la tac. Dal punto di vista tecnico è stata fatta una tac volumetrica della teca cranica utilizzando la tac modello GE 64strati. Le immagini acquisite verranno poi rielaborate per ottenere una immagine 3D del volto di San Ceccardo. Inoltre, sono state eseguite delle radiografie dello scheletro per lo studio di eventuali patologie ossee.

“L’intervento, che ha combinato le operazioni di ricognizione delle reliquie con lo studio bioarcheologico dei resti umani e con indagini storico-letterarie – spiega l’antopologa Minozzi – potrà apportare dati nuovi e inediti per ricostruire la “biografia” del Santo, la cui vicenda storica è caratterizzata da pochissimi elementi certi, restituendo nuova luce ad una figura singolare e di grande rilevanza nella storia medievale di Carrara”

Le spoglie del Santo sono conservate in una teca posta sotto l’altare a lui dedicato nella navata laterale del duomo di Carrara, mentre il cranio è riposto in un reliquario di argento. L’apertura dei sigilli dei reliquiari è avvenuta dopo una liturgia presieduta dall’amministratore diocesano, monsignor Gianni Ambrosio.


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